Fotopoetica di Giuliana, ‘Donna-Fotografa’ e Maestra - Giuseppe Viviano
Metti una notte d’estate a Sestri Levante, la brezza pungente che sale dal mare, una manciata di fotografie su un tavolo e gente tutt’intorno, un chiaro di luna, pagliuzze di luna cullate dalla risacca, una donna che legge le opere, assorta e profetica come un’indovina, un’altra che ascolta stupita. La scena è quella tipica di un set cinematografico, romantica e lusinghiera, complice di un innamoramento annunciato. È in questa cornice che fotografia d’autore e poesia si incontrano e si riconoscono, si piacciono. Di questa amicizia fresca, inattesa, di una complicità senza riserve, mondata di finti pudori, e degli slanci emozionali di una ‘donna-fotografa’, Giuliana Traverso, straordinaria nel senso etimologico del termine, sempre alla ricerca della relazione, dell’incontro con l’alterità, della dimensione umana e più intima dei suoi interlocutori, queste pagine sature di lirismo sono una testimonianza spontanea. E l’emozione di un istante magico, quello dello scatto, tra attese e disattese, si materializza in un rettangolo di carta, oggettivandosi, e si rivela attraverso l’intuito e la vena poetica di Vivetta Valacca, che delle parole conosce valore e consistenza, ritmo e musicalità, colore e leggerezza. Un’opera dall’impostazione originale e avvincente, in cui fotografie emblematiche della Maestra Traverso, tratte dai cicli più significativi antichi e recenti, si alternano a testi poetici ad esse liberamente ispirati, in cui interpretazioni di lettura si affiancano a testimonianze dirette e aneddoti; un’opera che, passando per l’essenzialità del linguaggio visuale, analitico e sintetico allo stesso tempo, e la mediazione di una lettrice capace di cogliere il messaggio iconico ai vari livelli di significato, un registro informale, colloquiale, ed enunciati brevi, delinea l’identità e la vicenda umana, professionale e artistica di Giuliana Traverso, una tra le poche e più autorevoli donne italiane che hanno segnato la storia della fotografia contemporanea. Un testo a metà tra la biografia autorizzata e l’autobiografia, tra un’antologia di opere realizzate in oltre mezzo secolo e resoconti di conversazioni tra amiche dinanzi al the, da cui emerge il ritratto di una personalità poliedrica, attenta alle dinamiche sociali e ai rapporti interpersonali, capace di saper ‘guardare’ fuori e dentro l’animo umano, di leggere la realtà attorno a sé e di scorgervi quei dettagli significativi che tanto la affascinano per investirli di un significato altro, simbolico, allusivo, con un’operazione concettuale efficace e coerente. Giuliana sperimenta i temi classici della modernità: il fluire del tempo, la corruzione delle cose, la fugacità dell’esistenza umana, l’amore e il dolore, la memoria, la solitudine, la vocazione alla comunicazione e la dilagante incomunicabilità dei nostri giorni. E per molti aspetti precorre i tempi, nella scelta espressiva del racconto per immagini, di grande attualità ai nostri giorni, e di un linguaggio adeguato al contesto e al messaggio. Con le proprie opere e un’intensa attività di divulgazione della cultura fotografica, mai interrotta, questa Donna-Fotografa si impone, senza volerlo, nel panorama della cultura italiana e internazionale.
Giuliana Traverso rifugge qualsivoglia catalogazione di maniera: la sua produzione non ha confini e rispecchia la visione e l’indole di uno spirito libero. Le definizioni più appropriate sono quelle suggerite dal titolo dell’opera, Donna-Fotografa, con riferimento alle storiche scuole di fotografia legate al suo nome e al rapporto inscindibile tra la dimensione di donna e quella di fotografa, e l’appellativo di Maestra della Fotografia, ricevuto dalla Federazione Italiana Associazioni Fotografiche nel 1988 e diffusamente usato da allieve e corsisti quale riconoscimento per l’innata predisposizione all’insegnamento.
Assecondando un’indole indomita, mai rassegnata e mai sottomessa, e una connaturata determinazione che origina da un carattere deciso, Giuliana muove i primi passi nel mondo della fotografia quando la fotografia era un affare per uomini, che ragionavano prevalentemente di tecnica, tempi, diaframmi, esposizione, e rispondeva a canoni estetici rigidi e codificati dalla tradizione. La giovane fotografa matura una concezione personale, alternativa e controcorrente, basata su una visione nuova che muoveva dalla dimensione emozionale dell’essere umano. Di quel mondo attento all’eleganza formale di immagini tecnicamente ineccepibili ma ‘fredde’ o ‘prive di anima’, metteva in discussione i metodi, rovesciava le prospettive, stravolgeva regole e contenuti. A partire dal ritratto che l’ha resa celebre. Un’opera rivelatrice con cui sfidò il conformismo dell’epoca e che segnò una svolta decisiva nella carriera quanto nella vita personale di Giuliana: una giovane Ornella Vanoni, che si avviava a diventare la grande artista che conosciamo, in un primo piano con le mani giunte dinanzi al volto; il primo ritratto che ‘guarda dentro’, in evidente contrasto con le tendenze dell’epoca. Giuliana trasforma la fotografia in un fatto di cuore, istinto, sentimento, passione, in uno strumento di introspezione. Il mondo sensibile, delle cose di tutti i giorni, diviene un pretesto per raccontare le pulsazioni e le vibrazioni della parte più recondita dell’animo umano, di quell’io ignoto persino a se stessi, e un riflesso di quel mondo interiore che lentamente comincia ad affiorare. In questa visione, la tecnica assume un ruolo secondario, funzionale all’efficacia espressiva e non è mai un fine. Questo approccio metodologico neoumanistico, che pone la persona al centro dell’interesse, adeguando ritmi e contenuti alle esigenze delle allieve, unitamente alle innate capacità relazionali e a una rara sensibilità, è alla base del successo delle scuole di fotografia ideate e condotte dalla Maestra genovese. Dapprima una scuola per donne, nell’Italia attraversata dai furori del Sessantotto, agitata dalla disobbedienza civile e dalle rivendicazioni, non di rado esagerate e teatrali, della donna. In siffatto contesto socioculturale, pur non condividendo i metodi del movimento femminista, Giuliana contribuisce a modo proprio al processo di emancipazione delle donne, insegnando loro a riconoscere le proprie emozioni, il proprio modo di essere, e ad esprimersi, rappresentarsi e autorappresentarsi, anche simbolicamente. In seguito apre le porte delle sue scuole anche agli uomini. In quasi mezzo secolo di attività didattica, diverse generazioni di allieve e allievi hanno frequentato le lezioni della Maestra Traverso, lezioni di fotografia in senso lato, non disgiunte da lezioni di vita, in percorsi di valorizzazione dell’emozione primaria, che ci fa gradire o respingere qualcosa per istinto, di accettazione e scoperta del sé, della creatività latente, del proprio sogno. Un sogno che si realizza attraverso il medium fotografico, con l’obiettivo ‘contro’.
Metti una notte d’estate a Sestri Levante, la brezza pungente che sale dal mare, una manciata di fotografie su un tavolo e gente tutt’intorno, un chiaro di luna, pagliuzze di luna cullate dalla risacca, una donna che legge le opere, assorta e profetica come un’indovina, un’altra che ascolta stupita. La scena è quella tipica di un set cinematografico, romantica e lusinghiera, complice di un innamoramento annunciato. È in questa cornice che fotografia d’autore e poesia si incontrano e si riconoscono, si piacciono. Di questa amicizia fresca, inattesa, di una complicità senza riserve, mondata di finti pudori, e degli slanci emozionali di una ‘donna-fotografa’, Giuliana Traverso, straordinaria nel senso etimologico del termine, sempre alla ricerca della relazione, dell’incontro con l’alterità, della dimensione umana e più intima dei suoi interlocutori, queste pagine sature di lirismo sono una testimonianza spontanea. E l’emozione di un istante magico, quello dello scatto, tra attese e disattese, si materializza in un rettangolo di carta, oggettivandosi, e si rivela attraverso l’intuito e la vena poetica di Vivetta Valacca, che delle parole conosce valore e consistenza, ritmo e musicalità, colore e leggerezza. Un’opera dall’impostazione originale e avvincente, in cui fotografie emblematiche della Maestra Traverso, tratte dai cicli più significativi antichi e recenti, si alternano a testi poetici ad esse liberamente ispirati, in cui interpretazioni di lettura si affiancano a testimonianze dirette e aneddoti; un’opera che, passando per l’essenzialità del linguaggio visuale, analitico e sintetico allo stesso tempo, e la mediazione di una lettrice capace di cogliere il messaggio iconico ai vari livelli di significato, un registro informale, colloquiale, ed enunciati brevi, delinea l’identità e la vicenda umana, professionale e artistica di Giuliana Traverso, una tra le poche e più autorevoli donne italiane che hanno segnato la storia della fotografia contemporanea. Un testo a metà tra la biografia autorizzata e l’autobiografia, tra un’antologia di opere realizzate in oltre mezzo secolo e resoconti di conversazioni tra amiche dinanzi al the, da cui emerge il ritratto di una personalità poliedrica, attenta alle dinamiche sociali e ai rapporti interpersonali, capace di saper ‘guardare’ fuori e dentro l’animo umano, di leggere la realtà attorno a sé e di scorgervi quei dettagli significativi che tanto la affascinano per investirli di un significato altro, simbolico, allusivo, con un’operazione concettuale efficace e coerente. Giuliana sperimenta i temi classici della modernità: il fluire del tempo, la corruzione delle cose, la fugacità dell’esistenza umana, l’amore e il dolore, la memoria, la solitudine, la vocazione alla comunicazione e la dilagante incomunicabilità dei nostri giorni. E per molti aspetti precorre i tempi, nella scelta espressiva del racconto per immagini, di grande attualità ai nostri giorni, e di un linguaggio adeguato al contesto e al messaggio. Con le proprie opere e un’intensa attività di divulgazione della cultura fotografica, mai interrotta, questa Donna-Fotografa si impone, senza volerlo, nel panorama della cultura italiana e internazionale.
Giuliana Traverso rifugge qualsivoglia catalogazione di maniera: la sua produzione non ha confini e rispecchia la visione e l’indole di uno spirito libero. Le definizioni più appropriate sono quelle suggerite dal titolo dell’opera, Donna-Fotografa, con riferimento alle storiche scuole di fotografia legate al suo nome e al rapporto inscindibile tra la dimensione di donna e quella di fotografa, e l’appellativo di Maestra della Fotografia, ricevuto dalla Federazione Italiana Associazioni Fotografiche nel 1988 e diffusamente usato da allieve e corsisti quale riconoscimento per l’innata predisposizione all’insegnamento.
Assecondando un’indole indomita, mai rassegnata e mai sottomessa, e una connaturata determinazione che origina da un carattere deciso, Giuliana muove i primi passi nel mondo della fotografia quando la fotografia era un affare per uomini, che ragionavano prevalentemente di tecnica, tempi, diaframmi, esposizione, e rispondeva a canoni estetici rigidi e codificati dalla tradizione. La giovane fotografa matura una concezione personale, alternativa e controcorrente, basata su una visione nuova che muoveva dalla dimensione emozionale dell’essere umano. Di quel mondo attento all’eleganza formale di immagini tecnicamente ineccepibili ma ‘fredde’ o ‘prive di anima’, metteva in discussione i metodi, rovesciava le prospettive, stravolgeva regole e contenuti. A partire dal ritratto che l’ha resa celebre. Un’opera rivelatrice con cui sfidò il conformismo dell’epoca e che segnò una svolta decisiva nella carriera quanto nella vita personale di Giuliana: una giovane Ornella Vanoni, che si avviava a diventare la grande artista che conosciamo, in un primo piano con le mani giunte dinanzi al volto; il primo ritratto che ‘guarda dentro’, in evidente contrasto con le tendenze dell’epoca. Giuliana trasforma la fotografia in un fatto di cuore, istinto, sentimento, passione, in uno strumento di introspezione. Il mondo sensibile, delle cose di tutti i giorni, diviene un pretesto per raccontare le pulsazioni e le vibrazioni della parte più recondita dell’animo umano, di quell’io ignoto persino a se stessi, e un riflesso di quel mondo interiore che lentamente comincia ad affiorare. In questa visione, la tecnica assume un ruolo secondario, funzionale all’efficacia espressiva e non è mai un fine. Questo approccio metodologico neoumanistico, che pone la persona al centro dell’interesse, adeguando ritmi e contenuti alle esigenze delle allieve, unitamente alle innate capacità relazionali e a una rara sensibilità, è alla base del successo delle scuole di fotografia ideate e condotte dalla Maestra genovese. Dapprima una scuola per donne, nell’Italia attraversata dai furori del Sessantotto, agitata dalla disobbedienza civile e dalle rivendicazioni, non di rado esagerate e teatrali, della donna. In siffatto contesto socioculturale, pur non condividendo i metodi del movimento femminista, Giuliana contribuisce a modo proprio al processo di emancipazione delle donne, insegnando loro a riconoscere le proprie emozioni, il proprio modo di essere, e ad esprimersi, rappresentarsi e autorappresentarsi, anche simbolicamente. In seguito apre le porte delle sue scuole anche agli uomini. In quasi mezzo secolo di attività didattica, diverse generazioni di allieve e allievi hanno frequentato le lezioni della Maestra Traverso, lezioni di fotografia in senso lato, non disgiunte da lezioni di vita, in percorsi di valorizzazione dell’emozione primaria, che ci fa gradire o respingere qualcosa per istinto, di accettazione e scoperta del sé, della creatività latente, del proprio sogno. Un sogno che si realizza attraverso il medium fotografico, con l’obiettivo ‘contro’.