...Oggi Giuliana Traverso, che si definisce "giornalista del visuale" continua a far sì che fotografia la "chiami". Solo così, dopo avere avvertito una sorta di attrazione fra lei e gli scenari solitari, i segnali di piccole e grandi tragedie umane, i riflessi fugaci che si rincorrono sulle vetrine delle metropoli svelando realtà nascoste, "scatta un amore..."
Alessandra Quattordio - AD |
Dietro lo Sguardo
Difficile sintetizzare in poche righe un lungo percorso creativo che ha spaziato in molti ambiti. Sicuramente uno degli aspetti più rilevanti di Giuliana Traverso appare quello del rinnovamento e della ricerca. Al contrario di molti altri grandi della fotografia, infatti, non si è mai autocelebrata, non ha mai "clonato" se stessa ripetendo la cifra dei suoi successi per rendersi sempre più riconoscibile e identificabile.Al contrario, la sua produzione sfugge le definizioni e sorprende continuamente, spaziando da interventi pittorici ed astratti, alla più dura crudeltà di implacabili reportages, dall'indagine rarefatta e intima di corpi silenziosi alla sensibilità impressionista dei viraggi, dalla mediaticità quasi televisiva dei miti alla partecipazione accorata per la vita degli umili e degli indifesi.
Tra le molte testimonianze critiche, una delle più emblematiche è quella di Flaminio Gualdoni, quando dice che "è fotografa, non fa fotografia (...) mi piace pensare alle foto di Traverso come a quelle di un'autrice che non fa saggistica fotografica, ma racconto: Per questo più difficile da definire, più impegnativa da guardare ma quanto, alla resa dei conti, più vera, e viva."
In questa verità intrinseca e ricerca di verità, (anche e forse di più quando usa l'artificio e la simulazione) vi è l'asse portante di una intera e variegata produzione artistica.
Le sue foto sono domande, come unicamente può essere un'impeccabile indagine sulla realtà. Domande a volte semplici, a volte molto difficili, ma unicamente perché rispecchiano la difficoltà del mondo. Domande, comunque, capaci di aprire uno spazio nell'osservatore: uno spazio che a volte è sospensione, a volte è angoscia e a volte è compensazione e pacificazione, ma in nessun caso mai elusione o induzione alla menzogna.
Tra le molte testimonianze critiche, una delle più emblematiche è quella di Flaminio Gualdoni, quando dice che "è fotografa, non fa fotografia (...) mi piace pensare alle foto di Traverso come a quelle di un'autrice che non fa saggistica fotografica, ma racconto: Per questo più difficile da definire, più impegnativa da guardare ma quanto, alla resa dei conti, più vera, e viva."
In questa verità intrinseca e ricerca di verità, (anche e forse di più quando usa l'artificio e la simulazione) vi è l'asse portante di una intera e variegata produzione artistica.
Le sue foto sono domande, come unicamente può essere un'impeccabile indagine sulla realtà. Domande a volte semplici, a volte molto difficili, ma unicamente perché rispecchiano la difficoltà del mondo. Domande, comunque, capaci di aprire uno spazio nell'osservatore: uno spazio che a volte è sospensione, a volte è angoscia e a volte è compensazione e pacificazione, ma in nessun caso mai elusione o induzione alla menzogna.